DIRE NO CON GRAZIA

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Molti di noi sono stati condizionati dall'educazione, dalla religione, dalle esperienze a dire SI ad ogni richiesta ragionevole, come se la parola NO fosse una parola volgare.  Sfortunatamente questo modo di pensare conduce al super lavoro, al sovraccarico emotivo, e a volte anche al burn-out.
Se siamo affogati di lavoro, se tutti si rivolgono a noi per aiuto,  se la nostra agenda è sempre troppo piena, forse abbiamo bisogno di imparare a dire NO. La risorsa più scarsa che abbiamo  è il tempo, che sfortunatamente non può essere stoccato.  Per cui, fino a quando non scopriremo il modo di allungare la durata delle nostre giornate, faremo meglio a trarre il meglio dal tempo che ci è dato.Il che significa inevitabilmente imparare a dire di NO,  in modo chiaro ed educato, restando fedeli alla propria decisione.
La premessa è ovviamente capire la natura della richiesta:
  • il suo senso e il suo scopo
  • cosa esattamente viene chiesto e per quando
  • le implicazioni per noi e per il richiedente
  • l'impatto sistemico in termini di tempo, lavoro, risorse, persone, valori

Una volta compreso che rifiutare la richiesta è un'opzione che passa il vaglio della logica, Laura Stack ci suggerisce alcune frasi, che possiamo adattare al nostro modo di esprimerci: Non riesco a fare spazio a questo progetto in questo momentoPosso prendermi carico di questa cosa a partire da ...Verifico chi può esserti d'aiuto per fare questo lavoro al meglioNon mi piace prendermi carico di qualcosa a cui non mi posso dedicare al meglio, quindi ora preferisco dirti di no.Questa scadenza non funziona per me Non ho capacità per rispondere a questa richiesta in questo momento
Sul lavoro so benissimo che ci sono situazioni in cui non è possibile dire NO.
Fortunatamente, però, ci sono dei modi per dir di NO senza darne l'impressione, e senza deludere l'interlocutore. 

Negoziare il quandoNon date mai per scontata una scadenza. Quando qualcuno vi chiede di fare qualcosa, chiedete sempre entro quando è necessario che sia fatta.Invece che accollarvi dozzine di compiti tutti urgenti, chiedete al capo o ai colleghi di definire una priorità, così da poter capire tra tutte le cose sul piatto qual è la più importante.

Negoziare il Come, la qualità richiestaNon lo facciamo così spesso di verificare cosa serve esattamente al nostro interlocutore, cosa è indispensabile e cosa superfluo. Chi ci sta chiedendo di fare qualcosa spesso non si aspetta un livello eccezionale di qualità: vuole solo che quella cosa sia fatta.
Cercare di capire esattamente che cosa l'altro si aspetta, e non dargli niente di più, è fondamentale per gestire al meglio tempo ed energie.
Per farlo sicuramente bisogna attivare un serio dialogo interno con i nostri sabotatori interni: il perfezionista dentro di noi, o il controllore, o il performante, che rischiano di attivarsi in automatico, portandoci a fare ciò che è superfluo

Liberare spazioGuardate alla lista dei compiti che avete nella vostra to-do-list oggi, e per ciascuno di essi chiedetevi: ci sarebbero impatti se smettessi di fare questa cosa? Se la risposta è no, smettete.Se la risposta è si, chiedetevi: "la devo proprio fare io, questa cosa?"E' probabile che per alcune attività la risposta possa essere no, però pensate che nessuno la farà mai bene quanto voi.
Oppure è possibile che quella cosa vi piaccia tanto, che ci siate affezionati, o che ci vorrebbe troppo tempo a spiegarla a qualcun altro .....etc etc 
Se vi rendete conto che vi date queste risposte, fermatevi e fatevi challenge. 
Liberare spazio è fondamentale per poter rispondere si o no alle incombenze nuove che continueranno ad arrivare.  E se non siamo noi in primis capaci di dire di no a noi stessi, sarà quasi impossibile riuscire a dirlo agli altri.
La matrice di Eisenhower è molto utile per fare una fotografia del modo in cui usiamo il nostro tempo, prendere decisioni strategiche, con fermezza e calma, e con altrettante fermezza e calma raccontarle ai nostri stakeholder.

Pensando alla nostra settimana media, quali tipi di attività consideriamo ad alta e bassa importanza? E quali ad alta e bassa urgenza?
Possiamo iniziare a riempire la matrice,  e poi possiamo misurare, in modo oggettivo, quanto tempo, in percentuale, dedichiamo ad ogni quadrante.
Idealmente le attività importanti e urgenti hanno il primo posto in classifica, ma il secondo dovrebbero averlo quelle importanti non urgenti, proprio perchè sono importanti.  Nella realtà il secondo posto lo prendono le attività non importanti ma urgenti: ci sta bene? funziona?  Se non funziona, normalmente è da queste che dobbiamo partire per liberare spazio per le altre.
E se  vi chiedete quali sono le cose importanti, e come individuarle, ebbene sono diverse per ciascuno di noi, e sono quelle che ci permettono di realizzare il nostro scopo, esprimere il nostro ruolo,  servire lo scopo del team in cui lavoriamo, raggiungere gli obiettivi significativi.
Sono di solito attività di pensiero, progettazione,  costruzione, relazione: cose che richiedono tempo e regolarità, programmazione, concentrazione e  impegno.
E spesso le facciamo finire in  terza posizione proprio perchè non sono facili e veloci come  quelle urgenti, e non importanti.

Quelle suggerite sopra sono modalità efficaci per fissare dei confini, dei paletti, di prendere in qualche modo il controllo della situazione, di guardare i sistemi e i processi in cui siamo immersi, e ridisegnare delle regole che ci possano rendere individualmente e collettivamente più efficaci.
Fissare paletti, oltre che necessario per la sopravvivenza, è anche un comportamento che dà valore alla persona. Ovviamente non parlo di paletti fissi e immutabili: non vogliamo diventare testardi e rigidi, e dobbiamo sempre avere, come si diceva all'inizio, la capacità di fermarsi, respirare, e analizzare la richiesta.
Però è utile ricordare sempre che nel momento in cui diciamo il nostro NO, oppure il nostro "Non adesso" in maniera calma e ferma, con argomentazioni ben pensate e ben espresse, stiamo facendo un servizio utile a due scopi:
- diamo valore a noi stessi, al nostro lavoro e alla nostra persona, perchè "essere disponibili non vuol dire essere a disposizione"
- insegniamo ai nostri interlocutori come funziona il nostro lavoro, e educhiamo ad un modo più efficace di rivolgerci richieste in futuro

Mettetevi in gioco, vedete cosa funziona per voi, e fate fine-tuning lungo la strada.

Vi lascio con un ultimo suggerimento interessante, che viene da Rich Litvin, per riuscire a dire NO alle opportunità.
E' sicuramente un taglio interessante del dire NO,  molto importante per i leader, per i liberi professionisti o per gli imprenditori.
Spesso le "cose da fare" non sono urgenze o incombenze portate dal sistema attuale di lavoro, ma progetti nuovi, proposte interessanti.
Per molti di noi è difficile discriminare, è difficile rinunciare, ed è drenante e confusivo non farlo.
La matrice di Eisenhower aiuta sicuramente nello stabilire dei principi guida ed una disciplina personale o di team nel fare queste scelte.
Un passo in più è quello di dare dei voti ai progetti che arrivano, e stabilire una soglia di accettazione, in funzione di quanto è già pieno il nostro carnet di attività.
Per esempio io posso decidere di accettare progetti che rispondono solo a 3 fattori:
- mi permettono di interagire con persone che mi piacciono (quali caratteristiche  ho in mente esattamente?)
- mi permettono di impattare di tante persone lasciando un segno autentico (quante persone?  come posso misurare l'impatto?)
- coprono argomenti a cui tengo (quali sono le mie passioni? cosa mi fa battere il cuore e ha un senso per me?)
Se un progetto risponde a tutti e tre i principi entra nella lista, sennò è un NO
Posso anche raffinare il metodo, assegnando voti alla capacità del progetto di  rispettare i vari criteri.
E stabilire una soglia: non accetterò progetti che non valgano almeno 9/10

Una volta impostato questo tipo di lavoro, sarà più facile sia rinunciare con serenità, sia dire NO,  con altrettante calma, fermezza e serenità
Buona pratica!


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