REGOLE Vs NATURALEZZA = THE "INNER GAME" OF TENNIS...AND LEARNING

www.pixabay.com
Se vogliamo imparare un nuovo sport, ci sono centinaia di testi che illustrano in parole e disegni cosa dobbiamo fare.Però per molti di noi si tratta di istruzioni difficili da ricordare, e ancor più difficili da implementare. Perchè?In realtà in ogni attività umana complessa, ci sono sempre due giochi: uno esterno ed uno interno. Per raggiungere il nostro obiettivo dobbiamo imparare a giocare prima di tutto il gioco interno: il gioco che avviene nella nostra mente, dove gli avversari sono i nostri cali di concentrazione, il nervosismo, il dubbio,  l’auto-giudizio e tutti i nostri meccanismi autosabotanti. 
Il segreto del vincere ogni partita non è “try harder”, ma puntare a quella performance spontanea che accade quando la nostra mente è calma ed è tutt’ uno col corpo, e ci rendiamo conto di riuscire a superare i nostri limiti,  uno step dopo l'altro. Il bravo giocatore del “inner game” dà valore all’arte della concentrazione rilassata, al di sopra di qualunque altra capacità, ed è lì che trova le basi della sua più autentica sicurezza.Il vero problema di ogni tennista non è “come impugnare la racchetta” o "come tirare di rovescio”.  Molti tennisti dicono: "so benissimo cosa sbaglio, ma non riesco a smettere; quando mi concentro su una cosa ne sbaglio un’altra; quando mi avvicino al match point, divento così nervoso che perdo concentrazione."
Può accadere lo stesso quando cerchiamo di parlare fluidamente una lingua straniera, e restiamo paralizzati prima di aprire bocca.
O quando, dopo aver studiato a fondo la nostra presentazione e come fare ad essere efficaci sul palco, andiamo in confusione quando è il nostro turno.

Come fare allora a sviluppare il giusto atteggiamento mentaleQuesto è l’oggetto del  libro The Inner Game of Tennis di Tim Gallwey, che da tennista ATP ed istruttore di tennis ideò una metodologia molto potente, che venne poi estesa ad altri sport, e ad altre attività che richiedano apprendimento e cambiamento di comportamenti. 
Da maestro di tennis attento, Tim Gallwey si rese conto di  “insegnare troppo” ai suoi allievi, di sopraffarli di istruzioni e doveri, che li mettevano in difficoltà invece che farli migliorare: i troppi suggerimenti e istruzioni verbali, se rivolti ad allievi molto coscienziosi, sortivano l'effetto di peggiorare le cose. L' allievo, tutto proteso nello sforzo di "fare giusto", serrava i denti, stringeva i muscoli, chiudeva quasi gli occhi…e ciò non aiutava né la fluidità del movimento né l’efficacia del tiro. Quando decise di smettere di farlo, cominciò a notare che molti errori, anche se non segnalati, magicamente si correggevano da soli. 
Sforzarsi non va beneUn giocatore che gioca fluidamente non sta pensando a cosa farà dopo, non sta pensando affatto: è come se fosse “in uno stato di incoscienza” ,  nel senso che non sta ricordando delle istruzioni: è semplicemente concentrato sulla palla, sulle linee, sul campo e sul suo avversario.E’ consapevole, ma non sta pensando e non si sta sforzando: è in uno stato di “flow”.Se sta avendo una sequenza positiva, normalmente quella sequenza positiva continua fino al momento in cui inizia a pensarci. 
E allora inizia un interessante meccanismo, visibile anche all'esterno:“Tieni gli occhi sulla palla” “Piega le ginocchia” “Tua nonna saprebbe giocare meglio” “Non sei proprio capace” .   "Chi sta parlando a chi" è il cuore dell' Inner Game

Dentro ciascuno di noi ci sono due IO L’IO n° 1 è quello delle istruzioni, dei giudizi, delle paure, della ragione, delle regole.L’IO n° 2 è quello del fare, dell’essere, dell’inconscio, della spontaneità.La relazione tra l’ Io n°1 e l’ Io n° 2 è alla base della nostra capacità di imparare e agire con successo.
La tipica relazione tra IO n° 1 e IO n° 2 è questa, su un campo di tennis:Il giocatore sta per colpire la pallaIO n° 1 ammonisce “dai, dannazione tieni il polso fermo”. E continua : “Tienilo fermo. Tienilo fermoCome si sente IO n°2? È come se IO n° 1 lo credesse sordo, o con poca memoria, o stupido.
E mentre IO n°1 continua con la sua litania, cosa succede al giocatore?Se lo guardate in faccia, vedrete che è tutta contratta nello sforzo: ma i muscoli della faccia non sono necessari per la concentrazione, né per colpire di rovescio!E chi sta propugnando lo sforzo? IO n °1 , ovviamente.Perché IO n° 1 non si fida di IO n° 2, che però è l'unico a dover portare a termine il compito, e può essere perfettamente esperto e capace.Questa sfiducia mina l’efficacia di IO n° 2 e porta il giocatore a sbagliare.
Fin da quando eravamo piccoli, ci hanno ripetuto “no pain, no pain”, “non raggiungerai mai niente senza fatica e sacrifici”.Tim Gallwey ci racconta che non è così attraverso un aneddoto: una cliente va da lui un giorno dicendogli che vuole assolutamente risolvere un difetto che le impedisce di giocare a tennis col marito: colpisce la palla sempre sul bordo o sul manico della racchetta, quasi mai sulle corde.Dopo avere mandato varie palle nella sua direzione, Gallwey si rende conto che è vero: la signora non aveva affatto esagerato. Dopo un po’ di esperimenti, in cui la invita a concentrarsi sul centro della racchetta, i risultati non migliorano. Allora chiede a Joan di fare una sola cosa: concentrare la sua attenzione sulle cuciture della palla, senza obbligarsi a fare o pensare nient’altro.  Joan si rilassa, e la palla, incredibilmente, tocca le corde per ben 9 volte su 10.Joan comincia a sentire la differenza tra “fare sforzo” e “allenarsi”Durante quel set di palle il suo IO n° 1 era concentrato a guardare le cuciture della palla, e così l’ IO n°2 era finalmente libero di giocare, pure bene.E al quel punto anche IO n° 1 cominciò a riconoscere i progressi di Joan, e portò Joan a dire “dai che forse posso diventare una discreta giocatrice di tennis!”
Il segreto è  “prestare attenzione” a un fatto, senza giudicare, senza istruzioni: solo osservare.L'IO n°1 giudica tutto il tempo, e ci intossisca fino alla paralisi. Bastano alcuni tiri sbagliati perchè l’ IO n° 1 crei un giudizio, e quel giudizio diventi una profezia che si autoavvera. L’ autogiudizio porta rabbia, rigidità, autocondanna, tensione, sforzo, e tutto ciò è il contrario di uno stato di “flow”.
L’ armonia dei due IO esiste quando la mente è calma. Solo quando la mente è calma, raggiungiamo il picco della nostra performance. Solo quando non stiamo pensando a quanto bene o male stiamo facendo quello che stiamo facendo, ma semplicemente lo facciamo, notiamo cosa accade e ci correggiamo in modo naturale. 
L’osservazione porta un’autoregolazione automatica a spontanea.Come ad esempio accadde ad un allievo di Gallwey, che irrimediabilmente girava verso l’alto la racchetta prima di colpire, e questo mandava la palla fuori campo.Dopo un po’ di tentativi, Tim lo invitò semplicemente a guardare il suo riflesso nella vetrata del centro, solo osservarsi mentre faceva il movimento: “Hey, davvero sollevo la racchetta!” non c’era giudizio nella sua voce, stava solo assistendo a quello che era davanti ai suoi occhi, e i movimenti successivi si aggiustarono da soli.5 insegnanti in precedenza gli avevano detto che la sua racchetta era troppo alta, ma non lo aveva mai visto da sè, non ne era mai stato consapevole.
Osservare senza giudizioChe in fondo è lo stessi principio della Mindfulness: essere presenti a quello che mi accade qui e ora, senza giudizio.
Leggi anche Stress from the inside: governa i tuoi Sabotatori interni

www.giuliasirtori.com The Colours of Coaching#coaching #imparare #migliorare #dialogointeriore #innergame #tennis @the-innergame #autosabotaggio #giudiceinteriore