TIENI L'EMOTION WHEEL SOTTO MANO, PER FARE UN SELF CHECK EMOTIVO.
E fallo tutti i giorni, più volte al giorno.
Puoi usare l’Emotion Wheel da dentro verso fuori, per identificare prima le tue emozioni primarie, e poi andare verso l’esterno per valutare sfumature, variazioni, intensità, denominazioni sempre più ricche e dettagliate, denominate emozioni secondarie.Percorri la ruota fino a quando trovi la parola che senti giusta. E se non la trovi, creala!
La ruota non può e non vuole essere esaustiva: è uno stimolo per notare le sfaccettature, le sfumature, le differenze a volte sottili. E' un tool di allenamento: più facciamo questo esercizio di riconoscimento, più diventiamo accurati, precisi e veloci.
Puoi descrivere la tua emozione come una metafora, una perifrasi, come vuoi: l'importante è trovare parole per dare un nome alle cose!Quando diamo un nome alle cose, siamo veramente presenti e in governo, perchè possiamo gestire solo ciò a cui riusciamo a dare un nome.
Se quando fai l'esercizio ti senti “sequestrato” da uno stato emotivo molto intenso, sarà probabilmente più facile partire dal cuore della ruota, dall'emozione primaria, per poi individuare la sua sfumatura più granulare. Quando invece stai solo facendo l'esercizio per fare un "self - check", forse partirai dall'esterno della ruota, per andare poi verso il cuore. E' anche molto facile che lo stato d'animo che viviamo in un particolare momento sia un mix di emozioni: va benissimo!
PERCHE' FARLO?
Dare un nome all'emozione, o alle emozioni che stiamo provando serve innanzitutto a evitare che si gonfino e vadano fuori controllo.
E ancor di più serve a fare un passo in più: capire il bisogno che sottende quell'emozione, e cosa si può fare per soddisfarlo.
Le emozioni "si accendono" in una parte antica e profonda del cervello: il cervello limbico o mammario. Questa parte è deputata a rispondere agli stimoli esterni e mandare segnali alla corteccia frontale per gestirli.
Le emozioni si accendono per segnalare Bisogni, soddisfatti oppure no.
Se sono piacevoli, nelle sfere della gioia, della calma o della forza, segnalano che in quel momento dei bisogni vengono soddisfatti, e invitano la corteccia frontale a notarlo, capirlo, archiviare nella memoria e ripetere, mettere in atto comportamenti per cui quella piacevolezza si possa ripetere in futuro.
Se sono spiacevoli, nelle sfere della rabbia, della paura o della tristezza, segnalano che in quel momento alcuni bisogni NON vengono soddisfatti, e invitano la corteccia frontale a notarlo, capirlo, mettere in atto comportamenti che vadano nella direzione di soddisfare quel bisogno.
Le emozioni si accendono in una zona del cervello che non è sede del linguaggio, dunque si accendono ma "non sanno chi sono", "non si sanno dare un nome": solo la corteccia frontale può farlo. Creare un ponte tra la parte più evoluta del cervello e la parte più antica aiuta a gestire le emozioni, e gestirle è essenziale per la nostra e altrui felicità.
Perchè sono estremamente potenti: sono molto più potenti della "ragione".
Infine, dare un nome allo "stato" in cui siamo in un determinato momento ci serve anche per cambiarlo, se non ci è utile. Non siamo vittima delle nostre emozioni, le possiamo cambiare!
Come?
Scegliendo come ci sarebbe più utile stare in questo momento, che emozione vorremmo provare.
E a quel punto possiamo attivare un ricordo che corrisponde a quell'emozione, e riviverlo, come stesse capitando ora, qui. E nel giro di poco quell' emozione si accenderà nel nostro cervello limbico.
Funzioniamo così ! Per fortuna, direi!
Una volta "cambiato il nostro stato", sicuramente vedremo la situazione che viviamo in un modo diverso, e avremo più opzioni davanti a noi
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