FAR CAPIRE E RICORDARE QUEL CHE DICIAMO

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Quante volte nel mezzo di una presentazione ci è capitato di capire che le persone non ci stavano più seguendo? Quante volte noi stessi ci siamo sentiti annoiati, o distratti,  o sopraffatti quando presentava qualcun altro?
E non sto pensando solo alle presentazioni più o meno ufficiali, ma anche a conversazioni quotidiane, tutti i momenti in cui ci sentiamo affaticati o annoiati  nell'ascoltare gli altri, oppure creiamo in loro fatica e noia.

Se scegliamo di comunicare è perchè desideriamo che il nostro messaggio arrivi a qualcuno, perchè lo crediamo utile, interessante, forse addirittura vitale.
Ma se questo messaggio non viene ascoltato o capito, oppure se passa e va senza lasciare traccia, non stiamo raggiungendo il nostro scopo.

Nel XXI° secolo, ricco di stimoli e informazioni che arrivano continuamente da ogni parte, è essenziale tenere conto che la capacità cognitiva umana ed il tempo in cui riusciamo a restare concentrati sono fattori limitati e in continua inesorabile contrazione. E' vero per tutti.
Se siamo noi a distrarci troppo facilmente, possiamo e dobbiamo attivare pratiche per allenare la nostra capacità di concentrazione.
Se sono gli altri a distrarsi in nostra presenza, dobbiamo metterci nei loro panni,  e adattare il nostro eloquio.
Inutile pensare che non è giusto, che non va bene, che una volta era diverso, che il libro più lungo vale di più bla bla bla... E' così!  
Biologicamente è sempre stato così, sarà sempre più così,  e se vogliamo farci ascoltare dobbiamo - e possiamo - tenerne conto.

Soprattutto è importante ricordare che il forzare oltre il limite la capacità cognitiva altrui, la loro concentrazione o la loro memoria, è potenzialmente autolesionista, perchè viene vissuto come una minaccia. Pochissimi di noi amano sentirsi non capaci, in difficoltà, ignoranti,  inadatti, e quando ci fanno sentire così possiamo o arrabbiarci e contrattaccare, oppure disconnetterci in attesa di tempi migliori, oppure deprimerci sentendoci sbagliati, ignoranti, inadeguati, demotivati.

Credo condividiamo che nessuna di queste condizioni sia desiderabile, se il nostro obiettivo è coinvolgere  un altro essere umano su  quanto abbiamo da dire.

E come fare allora?
C'è un modello del NeuroLeadershipInstitute , che si chiama F.A.C.T.
Riassume i 4 aspetti da considerare proprio per costruire messaggi che facilitino attenzione, comprensione e memorizzazione
E' sicuramente  facile usarlo come check list mentre scriviamo le mail, i discorsi, le presentazioni.E' comunque agevole da tenere a mente anche nel parlare quotidiano, quando vogliamo spiegare un concetto o raccontare un evento.

Se qualcuno di voi sta pensando che è una check list per manipolare gli altri, o che fare queste cose è come arrendersi alla pochezza altrui invece che cercare di elevarli, beh non è così. Si tratta solo di 4 aspetti da tenere a mente, con spirito critico, per aumentare la possibilità che il nostro messaggio passi e sia ricordato.

FLUENCY: FACILITA'
Attiene alla facilità con cui un contenuto può essere processato dal nostro lettore o ascoltatore. E maggiore  è la facilità di processing, più alto sarà il ricordo.
La facilità è maggiore se:
- il concetto è breve,  espresso in poche parole
- le parole sono semplici e vicine al linguaggio di chi ascolta
- creiamo un link con concetti che chi ascolta conosce già
- usiamo immagini per sintetizzare molte parole, e attivare emozioni che facilitano la memorizzazione

AMOUNT: QUANTITA'
- Less is More  - La regola del 3
  Dobbiamo mettere in uno speech pochi concetti rilevanti, facendo l'enorme fatica di selezionare, togliere, sacrificare. 
  Molti studi confermano che le persone ricordano 3 cose al massimo,  ed è per questo che molti schemi che ci vengono proposti constano di 3 aspetti.
  Il 3 è comodo da processare e ricordare. Oltre il 3 inizia l'abisso dell'oblio😄
  So che può essere difficilissimo scegliere cosa sacrificare, ma se non lo fai tu, lo farà chi ti ascolta, e la sua scelta sarà casuale.
  Meglio occuparsi personalmente a monte di fare questa selezione
-Spezzare blocchi complessi in momenti diversi
  Anche se condensare tutto in un unico momento sembra più time efficient, se il risultato è che la gente avrà in testa una marmellata informe di nozioni  mescolate
  a caso,  tanto vale.
  
COHERENCE
- Creare uno schema, un ordine, un'agenda in cui mettere le cose che dirò, e seguirlo mentre parlo per aiutare le persone a seguirmi è molto importante
- Creare collegamenti tra gli argomenti che presento aiuta a comprenderne il senso generale e anche a memorizzarli
- Creare collegamenti con altri schemi che le persone conoscono
-Creare connessioni con gli obiettivi e i valori di chi ci ascolta, con ciò che conta per loro
-Chiedere a cosa potrà servire quel che stiamo dicendo per loro, come potrebbero usarlo
 
TIME -Dedicare tempo sufficiente, calcolando sempre per eccesso  quanto ci vorrà per esprimere un concetto, processarlo e per raccogliere le domande.
-Spezzare argomenti troppo vasti in momenti diversi  (vedi AMOUNT)
-Fermarsi regolarmente per fare un check, raccogliere dubbi o domande, verificare cosa è stato capito e ricordato, chiedere come pensano di poterlo usare
-Dare tempo alla riflessione individuale prima di aprire il dibattito in plenaria, per agevolare chi processa più lentamente o è più introverso
-Fare piccoli break frequenti
-Far avere i materiali prima perchè le persone lo digeriscano e preparino dubbi o domande
-Far avere i materiali dopo e dare un tempo per raccogliere eventuali altri dubbi e domande
-Fare follow up dopo: check in successivi alla conversazione o presentazione per verificare cosa è rimasto, cosa è successo, cosa serve


Spero che lo schema FACT sia utile e pratico per te come lo è per me.
E in fondo, al di là delle 4 lettere, una sola è la parola chiave: SEMPLICITA'



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