E' NECESSARIO PASSARE DEL TEMPO DA SOLI

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"Non concedendoci minuti o ore liberi da dispositivi e distrazioni, rischiamo di perdere la nostra capacità di sapere chi siamo e cosa è davvero importante per noi" dice il fisico e scrittore Alan Lightman.
Secondo il Worldwide Fund for Nature, dal 1970, gli esseri umani hanno distrutto più del 30% delle foreste e dell’ ecosistema marino. La distruzione è stata la conseguenza della crescita della popolazione, del desiderio di aumentare la ricchezza materiale e il comfort, con conseguente aumento del fabbisogno di energia.
La distruzione di noi stessi attraverso la tecnologia è invece un fenomeno più recente e sottile. La perdita della lentezza, del tempo per riflettere e contemplare, della privacy, della solitudine, del silenzio, della capacità del star seduti tranquilli per quindici minuti senza stimoli esterni — tutto è accaduto rapidamente, e in un modo quasi invisibile. Cinquant'anni fa Internet non esisteva. Venticinque anni fa Google non esisteva.
Così come per il global warming, siamo già vicinissimi al punto di non ritorno: senza accorgercene ci stiamo perdendo. Stiamo perdendo la nostra capacità di sapere chi siamo e cosa è importante per noi. Siamo un ingranaggio di una macchina gigantesca che ci spinge inesorabilmente alla velocità, al rumore e all'urgenza.
Cosa possiamo fare? In qualche modo, dobbiamo creare una nuova abitudine mentale, come individui e come società. Abbiamo bisogno di un atteggiamento mentale che valorizzi e protegga la quiete, la privacy, la solitudine, la lentezza, la riflessione personale: che onori il Sé interiore.
La proposta di Lightman è audace: dedicare la metà del nostro tempo da svegli alla riflessione tranquilla.Se non lo facciamo, dobbiamo sapere che stiamo distruggendo il nostro Io interiore e le nostre capacità creative, mentre in realtà diversi momenti della giornata potrebbero essere dedicati alla contemplazione e alla quiete, liberi dal mondo esterno.
Vent'anni fa, una professoressa di Arlington, Massachusetts, ha dato vita ad una iniziativa innovativa con i suoi studenti: all'inizio di ogni lezione, suonava un piccolo gong, e chiedeva di rimanere in silenzio per 4 minuti. Raccontando di questo esperimento scrisse: "spiegavo ai miei studenti che sentivo che i nostri giorni scolastici erano troppo veloci e pieni di rumore, che il silenzio poteva aiutarci a lasciare alle spalle la lezione precedente, e a prepararci ad essere presenti per quella che stava iniziando". Quello era tempo dedicato a pulire la nostra testa, e i risultati furono straordinari: studenti più calmi e più concentrati.
Negli ultimi anni, sono nate diverse realtà, come le Mindful Schools o la Mindful Education, che introducono momenti di quiete e meditazione nelle scuole primarie e secondarie. Nel 2015, Stacy Sims avviò un programma chiamato Mindful Music Moments, in cui gli studenti ascoltano quattro minuti di musica classica all’inizio della mattina. Mindful Music Moments ora opera in 65 scuole superiori, campi e organizzazioni di servizi sociali, la maggior parte di esse a Cincinnati.
Per sviluppare nuove abitudini mentali, gruppi diversi possono usare metodi diversi. Ecco alcune idee, proposte da Lightman, che dovrebbero essere dei punti di partenza per un cambiamento importante:
* Per gli studenti delle superiori, dieci minuti di silenzio durante la giornata a scuola. Gli studenti potrebbero usare quel tempo per scrivere i loro pensieri su un quaderno. Ogni scuola può scegliere come meglio costruire quel momento.
* Per gli studenti universitari, corsi intensivi “introspettivi " creati da ciascun dipartimento accademico. Ogni studente dovrebbe frequentare almeno un corso di questo tipo ogni semestre. I corsi introspettivi, pur legati al tema della facoltà — per esempio, storia o chimica — avrebbero un carico ridotto di letture e compiti, e incoraggerebbero gli studenti a riflettere su ciò che stanno imparando e collegarlo alle loro vite e ai loro obiettivi.
* Sul posto di lavoro, una Quiet Room: uno spazio protetto dove i dipendenti sono autorizzati e incoraggiati a trascorrere mezz'ora al giorno meditando, riflettendo, o semplicemente tacendo. Smartphone e computer non sono ammessi nella Quiet Room. Questo periodo di silenzio non sarebbe parte della pausa pranzo, ma un extra.
* Per le famiglie, un' ora “unplugged” la sera, magari durante la cena, in cui tutti telefoni, smartphone, computer e altri dispositivi sono spenti. La cena dovrebbe essere davvero il momento di una conversazione tranquilla.
* Per la società nel suo complesso, servono zone libere da schermi negli spazi pubblici, zone dove i dispositivi digitali sono proibiti.

E' possibile creare una nuova abitudine verso la connettività, ma ci vorrà molta volontà e un pò di tempo.
Noi tutti dobbiamo pensare a come trascorriamo il nostro tempo, e cercare di ritagliarci sempre una mezz'ora al giorno di distanza dal mondo connesso, per esempio facendo una passeggiata senza telefonino, leggendo, o semplicemente stando seduti in tranquillità.Anche se cambiare le abitudini è difficile, si può fare. Con un po' di determinazione, ognuno di noi può trovare mezz'ora al giorno per perdere tempo. E quando lo facciamo, ci facciamo un regalo. E' un dono al nostro spirito. E' un onore per quella voce silenziosa e sussurrante. E' libertà.
Ma dobbiamo prima di tutto riconoscere il pericolo. I ragazzi dovrebbero assumersi la responsabilità della loro dipendenza dai cellulari, rendendosi conto che va a scapito del loro mondo interiore. E noi, Boomers e generazione X, che abbiamo creato tutto questo, dobbiamo assumerci una responsabilità ancora maggiore: noi siamo vittime, e anche colpevoli. Non sentiamo la responsabilità di lasciare ai nostri figli un mondo in cui lo spazio della riflessione e contemplazione sia apprezzato e preservato? E non lo dobbiamo anche a noi stessi?Non possiamo e non vogliamo tornare al mondo degli anni 50, quando i ritmi erano blandi e si viveva in campagna, ma possiamo e dobbiamo creare un po' di quello spazio nel nostro mondo di oggi. Possiamo e dobbiamo creare una riserva d’aria e spazio nella nostra mente.
Questo è il pensiero di Lightman, e mi sento di condividerlo al 1000%.


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