PRODUTTIVITA' E QUALITA' SONO ANTAGONISTE ?

www.pexels.com karolina grabowska
Cosa significa aumentare la produttività? Per molti di noi è fare di più, col timore o la convinzione che ciò avvenga a danno della qualità del lavoro.Questa convinzione è la causa che impedisce ad alcuni di noi, me inclusa, di diventare più produttivi, ed è una convinzione molto legata ad un certo livello di perfezionismo.Nel programma che Matt Plummer e Jo Wilson di Zarvana hanno ideato per aiutare i professionisti a sviluppare più produttività, circa la metà dei partecipanti concordano con la dichiarazione: "sono sicuro che potrei ottenere di più in meno tempo, ma la qualità del mio lavoro peggiorerebbe”.
Probabilmente l'avete sperimentato anche voi quel desiderio di mandare quell'ultima mail prima di andare a casa, che si traduce poi irrimediabilmente nel farvi rinunciare alle attività che avevate previsto per la serata.Quella mezz'ora in più farà così tanta differenza? Forse si, ma è più probabile che vi faccia sentire semplicemente più sicuri della qualità del lavoro, o più a posto con voi stessi.
In realtà, più tempo non si traduce necessariamente in un lavoro di qualità migliore: in alcuni casi può addirittura danneggiare le nostre prestazioni, riducendo la qualità delL'output. Le ricerche dimostrano che quando andiamo oltre le 50-55 ore settimanali lavorate, le prestazioni cognitive (ad esempio, l'intelligenza emotiva o il problem solving) calano, trascinando in basso la qualità del lavoro.
L'idea che ci sia un rapporto inversamente proporzionale, superato un certo limite, tra il numero di ore lavorate e la qualità non è in realtà recente. La ragione principale per cui Henry Ford decise di tagliare le ore settimanali da 48 a 40 fu proprio di ridurre il numero di errori che i dipendenti facevano. Analogamente, in un certo numero di industrie manifatturiere si è scoperto che si può mantenere la produzione e la qualità riducendo l'orario di lavoro.Se ciò non bastasse, secondo una ricerca svolta dalla società di consulenza Top Strategy, i manager fanno fatica a distinguere tra i loro collaboratori, chi lavora 80 ore a settimana e chi ne lavora 50-60, dunque sfortunatamente l'extra effort non è generalmente nemmeno notato.
Anche a livello di singoli compiti specifici, dedicarvi più tempo non sempre significa risultato migliore. Sappiamo che le e-mail più lunghe e più complicate hanno meno probabilità di essere lette. E sappiamo anche che spendere troppo tempo a valutare opzioni e alternative spesso porta a decisioni più povere.
Quando vige la convinzione che più tempo porta a una migliore qualità, ci sarà sempre qualcosa in più da fare: il lavoro riempirà tutto lo spazio che può riempire, uccidendo anche la speranza di un equilibrio tra lavoro e vita privata. " Perché dovrei fare il mio lavoro più velocemente, se poi mi sarà dato ancora più lavoro per riempire il tempo che ho risparmiato?".
Per rompere questo circolo vizioso, dobbiamo smettere di collegare in modo univoco tempo e qualità.Dobbiamo invece riconoscere quali sono i comportamenti produttivi, che effettivamente migliorano la qualità del lavoro. Se guardiamo fuori dal business, sappiamo istintivamente, per esempio, che la velocità è una componente fondamentale della produttività, e non è necessariamente legata ad una minore qualità.
La qualità è senza dubbio importante, ma è discutibile se debba essere l'obiettivo principale. In alcuni casi, concentrarsi solo o troppo sulla qualità non è utile, come per esempio quando si scrive un piano strategico a 3 anni, spaccando il capello il dettagli e variabili che il giorno dopo la presentazione sono già cambiati.
L'obiettivo reale di tutto il nostro lavoro dovrebbe essere l'impatto , sulle vendite, sui profitti o sulla comunità... Produttività dovrebbe voler dire assicurarsi che il lavoro sia fatto al livello di qualità che serve per avere più impatto.
Nelle aziende per cui la qualità è al primo posto, le persone passano troppo tempo perfezionando del lavoro che avrebbe avuto lo stesso impatto con meno ore ed energia.Se avessimo infinite ore nella giornata, potremmo dedicarci alla qualità come totem, ma nella realtà passare del tempo su un compito significa scegliere di non spendere tempo su un altro milione di cose. E se crediamo al principio di Pareto (80% del valore proviene dal 20% del lavoro), allora possiamo capire che perfezionare il lavoro in genere porta un beneficio marginale incrementale piccolo, a fronte di un costo elevato.
Ciò non significa che non dobbiamo dedicare tempo a migliorare il nostro lavoro, ci mancherebbe! Significa solo che dovremmo farlo unicamente quando siamo certi che contribuirà in modo significativo all'impatto dello stesso. La maggior parte di noi pensa alla produttività come la quantità di lavoro che possiamo fare nel tempo che abbiamo a disposizione.Dovremmo invece cominciare a pensare alla produttività come la quantità di impatto che il lavoro che facciamo può avere. Con questa definizione, non è la qualità l'obiettivo primario, e alcune culture lo hanno capito: in alcune aziende tecnologiche si vedono presentazioni fatte male, con errori di battitura, condivise tranquillamente con il Board. I leader sono spesso indifferenti alla mancanza di perfezione.Davanti alla nostra giornata di lavoro, al tempo che dedichiamo ad ogni attività sulla to do list, possiamo e dobbiamo chiederci:
  • qual è il livello di "qualità" o "perfezione" che serve per generare impatto?
  • quali sono i fattori principali che guideranno quell'impatto?

Se non lo facciamo, specie se siamo persone che tendono ad essere perfezioniste, finiremo con lo sprecare troppe energie nella direzione sbagliata, e non averne abbastanza per ciò che conta davvero. Anche fuori dal lavoro.


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