RENDERE PIU' FACILI LE ATTIVITA' LUNGHE E FATICOSE

wwwpexels.com  - mithul varshan
Se le cose da fare o da imparare sono lunghe e complesse,  diventano anche sgradevoli, ragion per cui le rimandiamo o le facciamo controvoglia, senza gioia.
Ingrid Fetell Lee ha creato la Joyspotters Society, una community on-line accessibile a tutti,  dedicata al creare più gioia nella vita quotidiana,  e uno dei temi di cui si occupa prevalentamente è proprio come vivere con agende piene di cose - importanti, per carità - che non ci piacciono.

Mettete un timerLe attività sgradevoli devono avere una durata definita, e spesso noi le rimandiamo proprio perché non siamo capaci di definire un tempo.Mettere un timer è un sistema molto intelligente, perché crea consapevolezza:  posso decidere di dedicare 15 minuti e solo 15 minuti a un file Excel, a stirare, a  scrivere un articolo, fare un capitolo del corso on line, pulire il bagno....Possiamo stabilire quel tempo e dedicare solo quel tempo, per poi passare ad altro.La cosa molto interessante che accade  è che facendo così ci rendiamo conto che effettivamente in quel piccolo tempo riusciamo a fare molto, e la cosa grande, complessa e faticosa non ci appare più insormontabile. Ciò impatterà sul nostro approccio futuro.
Rendete divertenti le cose faticoseMolti JoySpotters hanno delle playlist per accompagnare gli incarichi più faticosi, che dipendono assolutamente dal gusto individuale, ma devono servire a creare energia e gioia, o comunque lo stato emotivo più utile per affrontare quel certo compito.Su Spotify ci sono delle playlist per argomento, e addirittura ne esiste una che si chiama cleaning and organizing!Se ascoltare musica vi fa venire voglia di muovervi, tanto meglio: Happy Feet creano Happy Hands.
Aggiungete qualcosa di piacevole I profumi e gli odori possono essere molto utili in questo caso.  Se aggiungiamo a un determinato momento, che consideriamo sgradevole, faticoso e complicato, un aroma che ci piace, il lavoro diventerà più facile.Praticamente ci inventiamo la maniera di trasformare gli incarichi faticosi in una sorta di aromaterapia, e avremo più voglia di svolgerli.
Tenete il tracking dei vostri sforzi e dei vostri successiRiuscire a vedere i successi, anche piccoli, e i progressi che facciamo nello svolgimento di attività complesse è fondamentale per ridurre il livello di ansia, aumentare il desiderio di portare a termine il compito, trovare con più facilità in agenda lo spazio e il tempo da dedicarvi.
Il cervello ama i premi e le ricompense, e fermarci a riconoscere che siamo diventati più bravi, che siamo diventati più veloci, che abbiamo portato a termine qualcosa con successo, attiva il sistema della gratificazione, che è fondamentale per attivare la nostra capacità di agire.Possiamo anche creare un rituale di celebrazione, o di gratitudine, tutto nostro, per sottolineare il momento in cui stiamo facendo qualcosa di complesso e il momento in cui lo abbiamo portato a termine
Accettate un 7, fregateveno del 10Alcuni compiti ci sembrano molto complessi perché vorremmo realizzarli ad un livello che rasenta la perfezione, e questo ci dà una sensazione soverchiante.Se siamo perfezionisti, tenderemo ad avvertire questa sensazione, che ci indurrà a rimandare, o ci farà affrontare con grande fatica i compiti più complessi.Possiamo allenare la capacità di essere contenti anche con un 7 e non con un 10,  perché se accettiamo il 7,  quell' attività sarà fatta e potremo passare ad altro. E se prendiamo confidenza con il 7,  magari nel futuro saremo capaci di arrivare a un 8 o un 9, ma non è necessario impazzire per arrivarci subito.
Prendetevi uno spazio di "ozio".
La regolarità non deve essere ottuso sforzo, costante e implacabile. I momenti di pausa, le piccole eccezioni, sono indispensabili per rifiatare e ritrovare la voglia di ricominciare. 


C'è un altra fonte che ho trovato di recente molto interessante sul concetto di semplificare le cose complesse, ed è il libro Effortless di Greg McKeownIl concetto chiave del suo manuale e che quando ci sentiamo sopraffatti, potrebbe non essere perché la situazione è ipercomplessa e opprimente, ma perchè   stiamo complicando eccessivamente le cose nella nostra testa. Porsi la domanda "E se questa cosa fosse facile?" è un modo per resettare il cervello quando parte per i suoi film.Può sembrare semplicistico, ma può funzionare molto bene. E' il principio di inversione, che venne spiegato dal matematico Carl Jacobi: "E se il contrario fosse vero?" 
L'importante è accorgersi dei momenti in cui qualcosa ci porta via, e ci porta in un turbine di dettagli o di perfezionismo o di preoccupazioni e confusione.
Respirare, e chiedersi:  E se fosse facile? E se tutti i passaggi che penso necessari non servissero? può aiutare ad alzare la testa, e vedere soluzioni che abbiamo davanti agli occhi ma non vedevamo.

Non c'è niente di male nel trovare il modo più semplice per fare le cose. Anzi, è indice di flessibilità e resilienza, e libera spazio ed energia per concentrarci appieno su ciò che conta, sulle priorità vere, lavorative e personali. Però per molti di noi non è così automatico credere profondamente a queste affermazioni: siamo stati educati (in molti casi) a pensare che "difficile è bello", "complicato ha più valore", "impegno e fatica rendono il lavoro degno" .
Queste sono le voci dei nostri amici sabotatori, il perfezionista, il controllore, il previdente....: sono risorse, ma se prendono troppo spazio e si attivano in automatico, ci possono portare su sentieri non utili, spesso controproducenti. Sono le voci dei nostri valori, che ci hanno portato dove siamo, ma a volte vanno guardati con obiettività e cambiati di posto, per definire una classifica dei principi guida davvero utili per la nostra vita.

McKeown ci invita a entrare in un "Effortless State", che in pratica è uno "Stato di Eccellenza", in cui calma, lucidità e facilità sono attive: in quali situazioni della vita (forse sono quotidiane, forse c'è un caso specifico che spicca) ci sentiamo così?
Tutti abbiamo almeno un tipo di occasione in cui ci sentiamo o ci siamo sentiti così, spesso sorprendendoci di noi stessi, nella vita privata o lavorativa.
Io per esempio mi sento così quando guardo il lavoro di qualcun altro: vedo subito come semplicarlo, migliorarlo. Con le mie cose invece è più difficile.
Ma se decido di riconnettermi con il ricordo di un momento in cui valuto le cose da fare come fossero di un altro?
Tutti possiamo attivare quello "stato" attraverso i ricordi. Scopri come cliccando qui,anche se l'articolo parla di un altro aspetto, la modalità è sempre valida.

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