Lavorare con le persone più diverse mette alla prova la nostra flessibilità, e a volte crea fatica, specie quando ci ritroviamo ad avere a che fare con chi non ci piace.
In quei casi, la tendenza è di tentare di evitare la persona il più possibile, ma questo non è sempre possibile, né utile: il lavoro è sempre più collaborazione e interdipendenza, dunque non possiamo esimerci dal costruire relazioni anche con chi non ci va a genio.
Sarebbe utile sviluppare empatia, ma come farlo?
Soprattutto quando ci sentiamo troppo lontani da costoro, o addirittura li giudichiamo male?
Il punto di partenza è occuparci di noi stessi.
A. Pensa che l’effetto che un altro ha su di TE è “roba tua”,e te ne devi occupare tu.
Prova a guardarti dentro per capire qualcosa di più sull’effetto che quella persona o quel suo comportamento produce su di te. Ad un’altra persona magari lo stesso comportamento non farebbe né caldo né freddo, dunque il primo punto di attenzione sei tu.
Il Voice Dialogue, metodologia ideata da Al e Sidra Stone, serve proprio a riconoscere cosa ci capita di fronte a chi non ci piace, per poterlo gestire, perchè se quelle persone non ci dessero così fastidio per noi sarebbe molto più semplice averci a che fare, giusto?
Che cosa fa sì che la tua reazione sia di così grande fastidio?
Si tratta di comportamenti che giudichi male? contrari ai tuoi valori? Ne hai avuto esperienza?
Li riconosci forse un po’ anche in te quei comportamenti?
Se SI, cosa ti porta a giudicarli male? Come potresti viverli tu stesso, in modo coerente coi tuoi valori?
Se NO (anzi, tu ti ritieni proprio all’opposto!) riesci a vedere dei lati positivi di quel modo di fare, se non portato all’eccesso?
Potrebbe forse esserti utile una goccia di quel modo di fare ?
E riesci a vedere dei lati negativi nel tuo modo di fare, che pur consideri più giusto e migliori? Vedi possibili effetti collaterali non utili se lo utilizzi troppo?
Capire meglio l’effetto che un comportamento altrui ha su di noi può aiutarci a sviluppare compassione e tolleranza, e dunque ridurre il fastidio che provoca, e dunque entrare in relazione con quella persona in una maniera più utile, avere più idee su cosa fare e cosa dire.
Se vuoi approfondire l’esercizio del Voice Dialogue leggi qui
B. Gestisci il tuo stato emotivo
Usa il tuo potere di auto-controllo: respira e gestisci le tue emozioni.
Quando il collega arriva tardi, ti interrompe, è insistente, potresti avere una reazione molto naturale e spontanea di fastidio.
Allenati a riconoscerla, sentila arrivare, riconosci i grilletti che la scatenano e l’effetto che ha su di te fisicamente. Forse ti si accorcia il respiro? ti sudano le mani? ti viene caldo…?
Queste sensazioni corporee sono il sintomo di un sequestro dell’amigdala, e cedere ad un sequestro emotivo non è utile: se cedi, non sei più tu a gestire la situazione, ma è un’emozione forte e soverchiante (rabbia, disgusto, ansia, frustrazione….), la quale potrebbe portarti a dire o fare una cosa controproducente.
Respira molto profondamente, tre o quattro volte, inspirando lentamente gonfiando la pancia, ed espirando ancora più lentamente sgonfiando la pancia.
Questo tipo di respirazione “sgancia” l’amigdala e lo stato di “allerta contro una minaccia”, e ossigena in modo utile tutto il sistema.
Dopo esserci occupati di noi, rivolgiamo la nostra attenzione e curiosità verso l’altro.
Annie McKee, Professor presso la University of Pennsylvania, ne parla in “How to be happy at work” .
Il Search Inside Yourself Leadership Institute, lavora sull’allenare la curiosità verso i colleghi “sgradevoli”.
A. Sii curioso: solo così svilupperai empatia
Ci sono due tipi di empatia:
Empatia cognitiva: la capacità di riconoscere la prospettiva di un altro
Empatia emotiva: la capacità di sentire quello che sente.
Entrambe si chiudono nel momento in cui proviamo disgusto, rabbia o frustrazione.
Per sviluppare empatia cognitiva verso un collega fastidioso, puoi porti queste domande:
perché questa persona si comporta così? che cosa motiva questa persona? che cosa la manda in agitazione?
che cosa la ispira? che cosa è importante per lei? cosa la appassiona? quale è la sua condizione lavorativa? cosa so di lei fuori dal lavoro?
Sono domande che puoi farti da solo/a, ma ancor meglio sono domande che puoi rivolgere a lui/lei, per conoscerli meglio e attivare una comprensione maggiore.
Comprendere non significa giustificare o perdonare, ma aiuta a mettere un freno alle nostre costruzioni e sovra-reazioni
Per allenare empatia emotiva devi invece trovare qualcosa in lui/lei di cui ti importa.
Puoi scegliere di vedere la fragilità dietro l’atteggiamento fastidioso, ed avere “tolleranza” e “compassione” per quella fragilità: forse è sotto pressione? forse difende qualcosa di importante ?
Non si tratta di diventare paragnosti o psicologi, ma di concedere “il benefico del dubbio” ed entrare in risonanza con l’altro, sempre facendo domande e lasciando aperta la porta del dubbio.
B. Concentrati sulle somiglianze
Usando l’empatia cognitiva ed emotiva comincerai a conoscere meglio il collega e ad ampliare la tua prospettiva.
Piuttosto che concentrarti su quello che vi divide, puoi scegliere di cercare le similitudini tra voi.
Comincia dal piccolo: forse avete la stessa età? forse vivete nello stesso quartiere ?Puoi usare queste piccole connessioni per attivare delle conversazioni.
Oppure puoi prendere spunto da qualcosa che ha interessato entrambi nell’ultima riunione: il lavoro offre spunti per alleanze.
C. Sii aperto, riconosci il buono.
Siamo gentili con chi ci piace e diventiamo freddi e sgarbati con quelli che non ci piacciono: possiamo scegliere di rompere questo meccanismo automatico!
C’è per forza qualcosa di buono anche in una persona che non ti piace: puoi scegliere di concentrarti su quell’aspetto, e puoi decidere anche di riconoscerglielo, facendogli un complimento autentico e genuino!
D. Se essere aperti non funziona, abbi il coraggio di una conversazione scomoda.
Quando ripete per l’ennesima volta quel suo atteggiamento fastidioso e disfunzionale, puoi decidere di dargli un feedback calmo e fermo, facendogli sapere che osservi comportamenti che hanno impatti negativi su di te e forse altri, che ci tieni a trovare un modo migliore di collaborare , in nome di bisogni e valori importanti per te e forse anche per l’altro.
Se avrai allenato empatia, sarà più naturale avere quella conversazione da una posizione non di accusa, ma di fermezza e calma.