
Quasi ogni giorno veniamo travolti da un senso di frustrazione e sovraccarico , a causa della complessità della vita che facciamo e della quantità di cose da fare.
Lee Ann Rodgers nel suo podcast Leading Better Teams, ci invita a riconoscere quei momenti, riflettere sulle cause e sugli effetti, e praticare alcuni metodi semplici ed efficaci, che spero inizierete ad allenare con regolarità, così da arrivare “pronti” ai momenti più duri.
Come prima cosa è molto utile chiedersi da dove arriva quell’ansia, per individuare vie per “scioglierla”.
Lo SCARF Model è un modello creato dal NeuroLeadershipInstitute per isolare le cose che ci motivano e ci creano stress.
Gli stessi fattori che possono darci energia ed entusiasmo, se creano una forma di dipendenza, possono diventare la causa scatenante di un eccesso di attività; oppure, se messi a rischio dalla situazione contingente, possono impedire una percezione pulita ed un’azione efficace e lineare.
Si tratta di 5 bisogni fondamentali dell’essere umano, a cui ognuno di noi può attribuire diversa importanza, a seconda della propria personalità, età, esperienza, valori, convinzioni.
I 5 fattori sono: Status, Certainty (Sicurezza), Autonomy, Relatedness (Appartenenza), e Fairness (Correttezza).
Sono sicuramente interconnessi, ma è molto utile guardarli in modo separato, per comprenderli appieno.
Lo Status riguarda il nostro ruolo nel gruppo, il riconoscimento che riceviamo per il nostro lavoro, l’importanza o il potere che ci viene riconosciuto dagli altri, il senso che ha la nostra figura nel sistema, il peso del nostro contributo nel team o nell’organizzazione. E’ molto vicino al concetto di “Dignità”, ed è collegato a forti boost di dopamina nel nostro cervello, al punto che a volte possiamo prenderci troppi impegni proprio per il piacere che deriva dal sentire questo bisogno soddisfatto, oppure dal timore di perdere il nostro livello di status.
La Certainty ha a che fare con il bisogno di sicurezza. Si tratta di un bisogno basilare e fondativo per l’essere umano: sapere di avere un tetto sopra la testa; che troverò ancora la mia scrivania domani; che ci sono modalità e processi chiari; che c’è trasparenza su ciò che è premiato o sanzionato; che so come fare il mio lavoro bene, che so dove trovare le informazioni che mi servono.
Quanto di quello che c’è nella tua to do list viene dall’abitudine? dalla tua familiarità col processo invece che con la sua efficienza? dalla paura di cambiare?
Quanto stai facendo che non dà valore aggiunto e dovrebbe essere fatto da altri?
La Autonomy è il bisogno di Libertà. E’ la percezione di controllo sulle risposte che si possono dare ai problemi, è la possibilità di scegliere, l’opportunità di inventare, di creare, di cambiare, di metterci del proprio, di lasciare un segno personale sulle situazioni, limitando l’influsso di ordini, regole e schemi prodotti da altri.
Un aumento del livello di autonomia / libertà ha generalmente impatti significativi sulla salute e sulla capacità di gestire lo stress.
Ma forse a volte dimentichiamo di chiedere aiuto? o impediamo ad altri di aiutarci per non perdere quel senso di piena indipendenza?
La Relatedness è il Senso di Appartenenza, e attiene al piacere dell’essere parte di un gruppo: siamo dentro o siamo fuori, siamo amici o nemici. Noi essere umani siamo animali sociali e cerchiamo l’approvazione degli altri e il senso di calore e conforto che viene dallo stare insieme, pensare insieme, costruire insieme. Gli uomini naturalmente formano “tribù”.
Ci sono forse scelte nella tua to do list che sono lì solo per far piacere a qualcuno? o per il timore di perdere l’approvazione di qualcuno?
Infine la Fairness: la Correttezza
Un sistema funziona se ci sono regole chiare e uguali per tutti e se c’è un equo modello di scambio: do al sistema almeno quanto mi torna indietro.
Quanto è obiettivo il tuo criterio di osservazione tra give and take? Quanto stai rinunciando a qualcosa che è importante per te forse per un criterio di fairness che andrebbe rivisto?
E’ molto bello il modello SCARF per aiutarci a leggere e correggere i nostri meccanismi umani, per capire, nella complessità che viviamo, o che vivono le persone intorno a noi, quale di questi valori chiave è violato, come possiamo ridimensionare l’ansia o la paura derivanti da quel senso di violazione, quanto siamo obiettivi nell’analizzare la situazione, come possiamo assicurarci che quei valori vengano protetti in un modo equo e non autolesionista.
Ci sono poi alcuni esercizi o approcci mentali che possono allenare la mente a gestire la complessità
1. Analizzare le emozioni col pensiero
Ogni giorno, più volte al giorno, possiamo fermarci e chiederci:
“che emozione sto provando ora?”
“da 1 a 10 con che intensità la provo?”
“ho bisogno di….”
Basta, fine dell’esercizio.
Farlo ci allena proprio a non farci travolgere, ad essere sempre capaci di dare un nome a quel che ci capita, capire cosa ci dice, decidere che farne
2. Fare a pezzi l’elefante
Ogni problema complesso o situazione difficile può essere tagliato in pezzi.
Preso tutto insieme può sembrare insormontabile e potentissimo
Spezzato, suddiviso in azioni anche piccoline, fa un effetto diverso.
E iniziare ad agire, spostarsi anche di poco, fa tutta la differenza. Molto importante fare un passo, e poi riconoscerlo e celebrarlo.
3. Priorizzare
Quali di queste cose è urgente? Quale di più? Com’è successo che queste cose sono diventate urgenti?
Quali di queste cose è invece importante? Quando la inizio?
Ogni settimana dovrebbe contenere del lavoro urgente e del lavoro importante, anche se non urgente.
Così che poi non ci si riduca all’ultimo momento a farlo, un pò come si riesce, solo perchè è urgente.
Ogni settimana dovrebbe anche contenere tipologie di cose diverse, che nutrano parti diverse di noi, e utilizzino diverse risorse
4. Batch di lavoro ininterrotto
Passare da una cosa all’altra ci porta facilmente a perdere la serenità e la lucidità. Molti studi neuroscientifici ormai confermano che il cervello, per massimizzare la produttività, deve dedicarsi per 20 minuti circa in modo concentrato ad un compito, poi deve fare una pausa di totale stacco, poi riprendere.
L’efficacia del multitasking è un’illusione: in realtà il multi tasking danneggia le connessioni neurali, aumenta la stress e produce lavoro subottimale, nella stragrande maggioranza dei casi.