
Anche voi avete provato negli anni gli approcci tradizionali di Time Management ? anche voi li avete abbandonati, in tutto o in parte?
La cosa che personalmente ho sempre trovato un pò assurda è che ti chiedono di tenere traccia di ogni minuto della giornata, almeno per due settimane, e se io avessi tempo di fare questo, probabilmente non avrei un problema di tempo 🙂
Scherzi a parte, so benissimo che la consapevolezza è fondamentale per apportare cambiamenti.
Buttiamo ore dietro a cose che meriterebbero minuti, oppure ci dilunghiamo in attività non produttive ma comode, invece che concentrarci su attività difficili ma più produttive, e, siccome viaggiamo costantemente col pilota automatico inserito,non ce ne rendiamo nemmeno conto.
La consapevolezza è la prima cosa, ma strumenti un pò rigidi e schematici diventano difficili da utilizzare in un contesto sempre più caotico e instabile
Jurgen Wolff ci suggerisce che il problema nasce dal fatto che la maggior parte dei metodi di time management parlano a quello che , semplificando, chiamiamo l’emisfero sinistro, perché sono nati nell’era dell’efficienza meccanica, della catena di montaggio.Oggi che siamo nell’era VUCA dell’incertezza, dell’innovazione e del cambiamento costante, per gestire il tempo è meglio usare il destro.
Sappiamo ormai dalle neuroscienze che le funzioni più razionali e schematiche rispetto a quelle intuitive e creative non sono letteralmente divise tra i due emisferi, ma ci concediamo questa semplificazione, a cui molti di noi sono affezionati 🙂
Quello che Wolff ci propone è un approccio, tipicamente da “emisfero destro” che lui chiama ‘l’ Alter-Ego Strategy.
E’basato sul fatto che tutti abbiamo delle sub-personalità: ci sono dei momenti in cui siamo duri o concilianti o curiosi o focalizzati….
E normalmente questo accade in modo abbastanza casuale, senza che ce ne rendiamo conto.
Mettiamo che il mio compito sia quello di pulire il mio ufficio, perché c’è troppa carta in giro e voglio mettere tutto in ordine.
Se facessi fare questo lavoro alla mia sub-personalità curiosa, la parte di me che ama esplorare, leggere e imparare, questo lavoro sarebbe un disastro, perché prenderei da terra la prima rivista e mi metterei a leggere, dimenticandomi di quello che stavo facendo.
Mi verrebbe in mente qualcos’altro, andrei a cercare un approfondimento su internet, e in capo a tre ore il mio ufficio sarebbe esattamente come lo avevo trovato.
Questo non è efficiente ne’ produttivo.
Per completare un lavoro di questo tipo, invece, è utile chiedere aiuto alla sub-personalità “Attila”, quella parte di me che è determinata e senza scrupoli, e che ottiene quello che vuole.
L’Alter-Ego Strategy funziona così
Di fronte a un compito devi individuare quali sono le qualità e le caratteristiche più importanti per portarlo a termine nel migliore dei modi, e per farlo puoi immaginare chi chiameresti se dovessi affidare quel compito a qualcun altro, se dovessi assumere qualcuno per farlo.
1. Ricordare un momento del passato in cui tu sei stato o sei esattamente così come serve per svolgere quel compito, e richiamare tutti gli elementi di quel ricordo.
Devi tornare a un momento specifico del tempo e riviverlo come fosse ora: vedere quello che vedevi, ascoltare quello che ascoltavi, provare le sensazioni fisiche e le emozioni di quel momento, qui e ora.E poi metterti in azione. Se lungo il cammino perdi concentrazione, fermati, respira, sgranchisciti, e rientra nello stato desiderato, richiamando la tua sub-personalità.
2. Se ti fosse difficile mettere a fuoco un momento personale, allora puoi semplicemente immaginare di essere “the man for the job” .
Puoi entrare mentalmente e fisicamente nei panni di una persona che ha le caratteristiche che ti servono, al massimo livello: forse qualcuno che conosci, oppure un personaggio famoso, o anche un personaggio di un film l di un libro.
Il procedimento è lo stesso che per i ricordi personali.
Per il nostro cervello vivere in diretta, immaginare o ricordare è la stessa cosa:
si attivano le stesse sinapsi, vengono secreti gli stessi ormoni, dunque si entra nella condizione fisica, emotiva e mentale più utile all’azione.