Scopri ogni mese letture, riflessioni e strumenti utili.

Ecco le donne difficili, che hanno scritto le loro regole

*www.pexels.com*

Essere difficile è normalmente considerata una caratteristica negativa, eppure Karen Karbo, autrice di In praise of Difficult Women, la celebra come una virtù.
Le donne forti, appassionate e determinate non vanno in giro a dire che sono difficili: semplicemente vivono la loro vita.
Sono gli altri a definirle difficili, perchè non stanno al loro posto, non fanno quello che gli altri si aspettano da loro.

In realtà, mediamente, tutte le donne che non fanno quello che gli viene detto vengono definite difficili o aggressive o troppo ambiziose: quelle che dicono le cose scomode, che lottano per i loro obiettivi e desideri.
Karen Karbo ci racconta molte storie ispiranti nel suo libro. Ecco le più famose.

Jane Goodall (1934-xxxx) è stata uno degli esploratori più celebri del National Geographic in Africa, e dedicò anni allo studio degli scimpanzè.
Solo a 8 persone fu concesso di partecipare a un Phd a Cambridge senza una laurea, e Jane fu una di queste.
Quando incontrò il Consiglio dell’Istituto per chiedere di essere ammessa al Phd, fu oggetto di ogni genere di scherno.
Lei insisteva nel dare dei nomi agli scimpanzè e credeva fermamente che, non soltanto essi avessero una specifica struttura sociale, ma anche distinte personalità.
Quando i professori le espressero i loro dubbi, lei sfruttò un esempio della sua infanzia per spiegarsi: “Chiunque abbia avuto un cane sa che ogni animale ha una sua personalità. Io So quello che so, e tutta la vostra grandezza, autorità e potere non mi sposterà di un passo dalla mia convinzione.“.
Immaginate il coraggio che ci volle per dire una cosa del genere, allora.

Amelia Earhart (1897-1939) aviatrice coraggiosa, che tentò due volte di fare il giro del mondo e scomparve in circostanze misteriose, un giorno disse “Le donne,come gli uomini, devono cercare di fare l’impossibile.
Ebbe la fortuna di avere una vita matrimoniale molto poco convenzionale con George Putnam, con cui costituiva comunque una coppia perfetta.
George, erede della casa editrice GP Putnam’s Sons Publishing House, fu il massimo divulgatore delle avventure di Amelia, e un grande sostenitore nella ricerca fondi .
Amelia non solo era coraggiosa, ma anche fotogenica, dotata di gran classe e di un genuino interesse per gli altri, e questo aiutò molto la sua popolarità, nonostante lei fosse abbastanza introversa. Il pensiero comune classifica le donne difficili come estroverse ed esibizioniste, main realtà ci sono molte donne tranquille e introverse, come Jane Goodall e Amelia Earhart, che hanno fatto esattamente quello che volevano fare, muovendosi fuori dai radar.

Martha Gellhorn (1908-1998) è conosciuta per essere stata la terza moglie di Hemingway, ma fu molto più di questo. Fu una scrittrice e una giornalista intrepida, e lasciò il marito perché non sopportava la vita isolata:lei voleva essere nei luoghi del mondo dove succedevano cose importanti e venivano presedecisioni.
Era estremamente coraggiosa: andò al fronte durante la Seconda Guerra Mondiale, si infiltrò nelle navi, volò sotto falsa identità, si finse un’infermiera.
Tutto perchè voleva essere al fronte, e raccontare quello che succedeva.
Per tutta la sua vita si occupò di ingiustizie, in particolare delle ingiustizie economiche, e dedicò molti servizi al racconto della parte più povera e sfruttata del mondo.

Frida Kahlo (1907-1954), la celebre pittrice messicana, non si fece mai problemi nel far sapere al mondo le sue abitudini sessuali “fluide”.
Anche questo è un modo di essere difficile, o almeno diversa.Le donne tendono a compiacere le persone, a occuparsi degli altri, a preoccuparsi di farli stare bene.
Ma il problema è che questo tipo di atteggiamento porta a cancellare progressivamente i tratti più distintivi della personalità.
Le donne difficili, invece, ricercano la felicità dando spazio a tutte le loro qualità, e a tutte le sfumature del loro essere.
Non si preoccupano di piacere a tutti, anzi, spesso intenzionalmente provocano la disapprovazione altrui, per spingere i confini ogni giorno un pochino più in là.

Billie Jean King (1943) celebrata anche dal film La battaglia dei sessi, era una fervente femminista e utilizzò il match contro Bobby Riggs come leva per la battaglia di liberazione delle donne. Billie Jean diede il via ad una lotta per la parità dei compensi tra uomini e donne nel tennis, che non era mai stata neanche immaginata.
Quando lei iniziò a giocare, negli anni ’70, il tennis femminile era una specie di simpatico show collaterale di quello maschile.
Le donne portavano delle simpatiche minigonne, erano carine: tutto molto bello, e preso molto poco sul serio. Ma Billie Jean però era una combattente.
Da Steffi Graff alle sorelle Williams, ormai diamo per scontato che le donne in campo grugniscano, urlino, colpiscano la palla violentemente.
Negli anni ’60-’70 non era così, e Billie Jean King fu la prima tennista professionista che mostrò al mondo che voleva essere considerata un’ atleta professionista seria.

Divenne poi anche una figura emblematica per tutta la comunità LGBT e per i suoi diritti.
Lottò come donna, comelesbica e come tennista, nonostante fosse cresciuta in una regione molto conservatrice e profondamente omofoba della California del Sud, e anche per lei fosse stato molto difficile accettare la sua condizione e comunicarla al mondo.

Essere difficili significa anche affrontare momenti molto faticosi, combattere battaglie che fanno paura.
Le storie di queste donne servono anche a dirci che a quelle battaglie si sopravvive, che quelle battaglie rendono più forti e permettono di fare un passo in più.

#coaching #bias #disaccordo #donneelavoro #donneincarriera #femaleleadership #leadership #networking #performance #personalbranding #rompereleregole #soffittodivetro #teamwork